“Tra gli altri aspetti dell’immigrazione clandestina c’è quello legato alla tratta di donne, un argomento che, legato a quello della prostituzione, continua a tenere banco, dopo che Mara Carfagna, ministra delle Pari Opportunità, ha annunciato che nelle misure inserite nel disegno di legge in materia, al quale sta lavorando, la prostituzione di strada sarà reato e colpirebbe tanto i clienti quanto chi si prostituisce per strada o in luoghi aperti al pubblico.
Mentre un grande plauso a Carfagna giunge dalla Comunità Papa Giovanni XXIII – fondata da don Oreste Benzi, e che da oltre 20 anni opera per la liberazione delle giovani donne schiavizzate – convinta che se la proposta si concretizzerà, sarà un grande smacco verso il racket, Antonio Stango, del Comitato nazionale di Radicali Italiani risponde che “Non è criminalizzando milioni di persone che si può combattere più efficacemente le organizzazioni criminali o migliorare l’ordine pubblico. Occorre piuttosto dare all’Italia al più presto una legislazione moderna, non ipocritamente moralistica, che sulla base delle positive esperienze della Germania e di altri Stati europei consenta a chi esercita liberamente la prostituzione di farlo con sicurezza, rispetto, garanzie sanitarie e previdenziali adeguate“. E conclude Stango: “La tassazione delle entrate da tale attività equivarrebbe a una manovra finanziaria e consentirebbe allo Stato di coprire sia i costi di migliori servizi sociali che quelli della necessaria lotta alle organizzazioni criminali, oggi rese più forti proprio dal proibizionismo“.
Anche in questo caso, gli Enti locali – sindaci in prima linea – si muovono adottando provvedimenti in linea con quelli adottati dal governo o trovando altre forme di contrasto al fenomeno.
A Milano, Riccardo De Corato, vice sindaco e assessore alla Sicurezza del comune annuncia che già da questo mese la polizia municipale cercherà di colpire il fenomeno della prostituzione più capillarmente multando i clienti (500 euro la sanzione) ed effettuando’ i controlli servendosi anche della collaborazione dei cittadini che sul sito Google Maps hanno segnalato le zone della prostituzione milanese. “Faremo apposite verifiche con la mappa via web -spiega De Corato – per sapere se ci sono luoghi finora sfuggiti ai controlli. E con l’opportunita’ della specifica ordinanza che emaneremo a giorni, andremo a sanzionare anche in quei posti.” Gli introiti delle sanzioni serviranno per finanziare il progetto ‘Accoglienza vittime della strada’ che “dal 2001 a oggi- spiega il vice sindaco- ha permesso di salvare circa 500 donne dalla strada”. Sulla base dei dati forniti da De Corato, le operazioni di polizia, durante i controlli legati alla prostituzione, hanno portato a infliggere 2099 multe, a effettuare 2 arresti, 33 denunce, 7 accompagnamenti in Questura, 5 foto segnalamenti per stranieri irregolari, 7 fermi amministrativi di veicoli e a ritrovare 4 auto furtive.
Stesso provvedimento a Verona, dove, per stroncare l’esercizio della prostituzione su strada, la Giunta comunale, su proposta del Sindaco Flavio Tosi, ha deciso a fine luglio di elevare a 500 euro l’importo della multa per i clienti delle prostitute. ”Il Decreto Sicurezza del ministro Maroni, convertito in legge dal Parlamento – spiegava Tosi – concede ai Sindaci la possibilità di graduare gli importi delle diverse sanzioni da 50 a 500 euro, in base alla gravità del comportamento di chi commette reato; è una norma importante, introdotta dal ministro proprio su nostra richiesta, perché amplia il potere dei sindaci in materia di sicurezza urbana, consentendo di emanare provvedimenti più incisivi ed efficaci rispetto al fenomeno da contrastare”. “In questo caso abbiamo deciso di applicare la sanzione massima di 500 euro per la violazione dell’ordinanza antiprostituzione: un deterrente ben più forte dei 36 euro per intralcio alla circolazione previsti dal codice della strada al quale, prima dell’entrata in vigore del Decreto Maroni, i Sindaci erano tenuti a richiamare le proprie ordinanze”. ”Lo scopo dell’ordinanza è quello di multare chi contratta prestazioni sessuali – conclude Tosi – per eliminare un fenomeno gestito da racket criminali che spesso riducono in schiavitù le donne da avviare alla prostituzione e per eliminare il degrado e il disturbo causato ai cittadini”.
In Liguria si pensa invece a Cooperative autogestite per l’esercizio della prostituzione. A proporlo il gruppo consiliare ligure di An. Nei prossimi giorni verrà promossa una raccolta firme tra i cittadini liguri a favore dell’iniziativa di An. ”Con la nostra proposta di legge, che è aperta ai contributi migliorativi di chiunque -spiega Gianni Plinio – si intende allontanare dalle vie delle nostre città l’esercizio della prostituzione e limitarlo, favorendo anche la creazione di cooperative autogestite e sottoponendolo a controlli sanitari e a imposizione fiscale, in case private. Occorre andare verso il superamento della ormai antiquata legge Merlin, reprimendo, con forza, la prostituzione a cielo aperto e lo sfruttamento di donne soprattutto minorenni e spesso tenute in condizione di schiavitù da parte del racket ma anche garantendo una certa libertà per chi intende esercitarla al di fuori da coinvolgimenti criminali”. ”Spero -conclude Plinio – che la sindaca Vincenzi valuti la bontà della nostra proposta e che una approvazione bipartisan del consiglio regionale ponga la Liguria all’avanguardia in Italia nel fronteggiare questa inquietante piaga sociale”.
Il Comune di Genova per arginare soprattutto la piaga dello sfruttamento sessuale ha dalla sua il progetto Sunrise, che dal 2000 a oggi lo ha impegnato in azioni volte a sostenere percorsi di liberazione a favore delle vittime. I risultati del progetto sono stati presentati nei giorni scorsi dall’assessora ai Servizi sociali Roberta Papi. Il progetto, con co-finanziamento del Ministero per le pari opportunità, realizzato in collaborazione anche con enti e associazioni che da tempo operano nella città, ha permesso a circa 900 persone di beneficiare del servizio: ascolto e accoglienza per le ragazze, in maggioranza immigrate, coinvolte nel racket della prostituzione che manifestino l’intenzione di cambiare stile di vita; costruzione di percorsi di uscita condivisi e attuabili; accoglienza in comunità e sostegno economico; sostegno psicologico e socio-educativo; sostegno per il rilascio del permesso di soggiorno; attivazione di percorsi formativi e di inserimento lavorativo. 150 finora quelle inserite in comunità e case protette. “Si tratta di donne portate nel nostro Paese con l’ingannevole illusione di un lavoro e poi avviate con violenza alla prostituzione. Grazie a Sunrice – ha spiegato Papi – le ragazze possono rivolgersi alle forze dell’ordine per sporgere denuncia nei confronti dei propri sfruttatori; quindi avviene la segnalazione all’Ufficio Cittadini senza territorio e l’inclusione nel progetto. Dall’Ufficio precisano inoltre: “Se la persona desidera uscire dal racket, ma, temendo ritorsioni sulla propria persona o sulla famiglia di origine, non si sente pronta per una formale denuncia, può rivolgersi direttamente al nostro ufficio o al numero verde nazionale 800.290.290 e formulare una richiesta di aiuto”
L’assessora Papi ha inoltre evidenziato la necessità di un piano nazionale capace di potenziare le relazioni diplomatiche con i paesi di provenienza delle persone sfruttate e di coordinare gli interventi e gli investimenti.”
Il primo protocollo d’intesa delle Marche per la realizzazione di politiche e interventi contro la tratta degli esseri umani è stato firmato il 30 luglio scorso ad Ascoli Piceno, presso la sede della Provincia, fra l’assessora provinciale alle Politiche Sociali Licia Canigola e i rappresentanti di quattro “Ambiti Territoriali Sociali” locali. Gli obiettivi del protocollo tra enti, istituzioni e privati sono principalmente quelli di ridurre il disagio e la condizione di vulnerabilità delle persone coinvolte nella prostituzione e in altri fenomeni di marginalità.
Il documento prevede anche lo sviluppo di iniziative di sensibilizzazione e prevenzione sul territorio del Piceno e nei paesi di origine delle vittime attraverso iniziative di raccordo in rete con le realtà locali e lo sviluppo di attività di promozione e cooperazione decentrata.
A Rimini è dal 1998 che il Comune multa i clienti, con sanzioni che vanno da 500 a 3 mila euro. Chi “esercita l’attivita’ di meretricio su strada pubblica” è invece passibile di una sanzione dai 100 ai 600 euro se “mostra nudità, indossa un abbigliamento indecoroso o indecente ovvero mostra nudità”. E’ tutto scritto nell’articolo 32 del regolamento e i controlli ci sono. A lottare contro il fenomeno sono prevalentemente i vigili urbani, soprattutto nei fine settimana estivi. A chi chiede o offre sesso a pagamento, il Comune applica di solito una sanzione pari al doppio del minimo previsto, ovvero mille euro per i clienti e 200 per le prostitute.”
da Delt@