Altopascio: firmata l’ordinanza anti prostituzione, in vigore dal primo febbraio

Il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti ha firmato l’ordinanza anti prostituzione a Altopascio, con particolare riferimento per quella femminile nella zona della Bientinese e quella omosessuale nell’area del casello autostradale. Il provvedimento entrerà in vigore il primo febbraio in via sperimentale per sei mesi. Previste multe per i clienti. Maggiori controlli delle forze dell’ordine.
Il primo cittadino coglie l’occasione per rispondere alle esternazioni del segretario Pd Bicocchi: “Come sempre in cerca di visibilità, il segretario di un partito che ha cambiato dieci direzioni in pochi anni attinge al prontuario delle frasi fatte e descrive Altopascio in un modo caricaturale che non ha alcuna attinenza con la realtà. Purtroppo queste persone sono da noi da poco tempo e si fidano di quello che viene loro raccontato. In realtà su questo tema, come per la sicurezza generale, abbiamo sempre lavorato con grande attenzione e questa ordinanza segue altre iniziative di questo tipo. I cittadini altopascesi non hanno bisogno che ci siano persone che solo da pochi anni abitano a Altopascio che vengano a raccontare storie”.

da ALTOPASCIO.INFO

Pescara ha un sindaco talebano

Abiti succinti? Multa per prostituzione

L’iniziativa del sindaco di Pescara: fino a 500 euro per chi si veste in modo provocante in certe zone «calde»

PESCARA – Il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, è volato a Bruxelles e non riesce a sentire il rumore che la nuova ordinanza antiprostituzione – multe fino a 500 euro per chi veste con abiti succinti e in maniera provocante in alcune zone “calde” del territorio comunale, ma solo dalle 22 alle 7 – ha provocato in città.
Adesso infatti, è assolutamente vietato non solo rallentare, marciare in auto a passo d’uomo o fermarsi a bordo del proprio veicolo dinanzi a una prostituta, ma anche indossare capi di abbigliamento suscettibili di «offendere la pubblica decenza nonché tali da manifestare inequivocabilmente l’intendimento di offrire prestazioni sessuali a pagamento». Sono quattro le zone della città interessate, tra il centro e la riviera. Le stesse “passeggiatrici”, dopo una serie di sanzioni non pagate, rischieranno l’espulsione o il foglio di via obbligatorio.

«ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA» – Il primo cittadino è soddisfatto dell’ordinanza, che definisce «uno strumento complesso teso a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza nelle nostre strade». Uno strumento che «soprattutto rispetta l’ultima sentenza della Corte Costituzionale che ha in qualche modo limitato il raggio d’azione dei super-poteri attribuiti precedentemente ai sindaci dal pacchetto sicurezza». Già, perché Albore Mascia non è nuovo a questo tipo di iniziative. Ci aveva provato già a febbraio, con un’ordinanza che prevedeva multe per chi rallenta o si ferma a contrattare le prestazioni sessuali.

MERCATO DA SCARDINARE – Lo stop è arrivato ad aprile con una sentenza che, di fatto, ha imposto la revisione del provvedimento costringendo gli uffici del Comune a confezionare un’ordinanza limitata nel tempo e nello spazio e collegata a un problema “urgente e contingibile”. L’ordinanza resterà in vigore sino al 31 ottobre 2011, ossia fino alla conclusione della stagione estiva. «Il nostro obiettivo – spiega il sindaco è quello di garantire ordine pubblico e la tutela dei cittadini, di restituire tranquillità ai residenti di quelle vie particolarmente interessate dal fenomeno della prostituzione e di collaborare con le forze dell’ordine per scardinare un mercato che spesso vede le donne vittime del fenomeno stesso. A ottobre effettueremo un monitoraggio del fenomeno per decidere come procedere».

MA CHI DECIDE? – Ma qualcuno nell’opposizione già parla di una manovra inutile e di facciata che non avrà alcun rilievo pratico. Il problema, paradossalmente, potrebbe diventare quello di distinguere chi effettivamente contratta prestazioni sessuali e chi no. D’ora in avanti, infatti, chi gira di notte con abiti succinti e in zone frequentate abitualmente dalle prostitute rischia multe salate. Alla discrezionalità (e al buon cuore) di vigili e forze dell’ordine il compito di giudicare se abito o comportamento possano offendere o meno la pubblica decenza.

Nicola Catenaro per Corriere.it

Piacenza, ordinanza anti-prostituzione, respinto il ricorso di illegittimita’

Al termine dell’udienza svoltasi oggi, venerdì 19 febbraio, con ampia e articolata motivazione il Giudice di Pace di Piacenza dott.ssa Lydia Bruno ha rigettato l’eccezione di incostituzionalità dell’ordinanza che il sindaco Roberto Reggi ha emanato per contrastare la prostituzione su strada e tutelare, sotto questo aspetto, la sicurezza urbana.

L’ipotesi di illegittimità costituzionale era stata sollevata da un avvocato piacentino, a difesa di un cliente sanzionato dai Carabinieri perché, a bordo della propria autovettura, prendeva contatto con prostitute sulla strada, le quali alla vista delle Forze dell’Ordine si sono date alla fuga. A difesa del proprio cliente, l’avvocato aveva infatti posto al giudice la questione di legittimità dell’ordinanza sindacale n° 565 del 16 ottobre 2008, in quanto la stessa, a suo dire, avrebbe violato gli articoli 3, 13, e 21 della Costituzione, sotto l’aspetto della lesione della pari dignità sociale, uguaglianza dinnanzi alla legge, violazione della libertà personale e della libera manifestazione del pensiero.

Il Comune, nella difesa sostenuta dall’avvocato Elena Vezzulli, dirigente degli Affari Generali e Legali – Avvocatura Comunale e dal dott. Massimiliano Campomagnani, commissario del Polizia Municipale, ha contestato in toto le questioni proposte, evidenziando la piena legittimità dell’ordinanza, che attua quanto disposto dal Decreto del Ministero dell’Interno del 05 agosto 2008, avente ad oggetto “Incolumità e sicurezza urbana: definizione e ambiti di applicazione”, mediante il legittimo esercizio dei poteri attribuiti al sindaco dalla legge, che ha conferito ai primi cittadini compiti in materia di sicurezza delle città.

Nella memoria difensiva, il Comune rileva che il provvedimento mira a preservare anche i beni pubblici, della tranquillità e del decoro cittadino – dal momento che alla prostituzione sono quasi sempre legati fenomeni di insediamento di organizzazioni criminali che lucrano sulle prostitute – e la dignità delle persone (anche quella delle stesse donne costrette a prostituirsi), nonché la sicurezza della circolazione stradale: elementi, questi, a loro volta tutelati dalla Costituzione Italiana.

Si è inoltre eccepita l’incompetenza del Giudice adito a poter esaminare profili di costituzionalità di un provvedimento amministrativo, in quanto la questione di conformità alla Carta Costituzionale riguarda le leggi in sé, e non un’ordinanza sindacale dà attuazione a quelle stesse leggi.

La rilevanza della decisione del Giudice di Pace di Piacenza è data dagli scarsi precedenti sul tema; vi sono infatti solo un paio di casi analoghi conosciuti (prima tra tutte ad esser impugnata, nel 2008, fu l’ordinanza del sindaco di Roma al Tar del Lazio) .

Per quanto concerne, in particolare, gli aspetti presi in esame dal Giudice di Pace di Piacenza con l’ordinanza emessa in data 19 febbraio, non risultano precedenti specifici e quindi essa potrà costituire base giurisprudenziale per Giudici di Pace di altre città, rappresentando un’importante pronuncia che riconosce la legittimità dei provvedimenti, come quello del sindaco Reggi, emessi al fine di contrastare il dilagante fenomeno della prostituzione, rendendo più vivibili le città.

La pronuncia, infine, dà forza ai controlli sul rispetto del provvedimento da parte delle forze preposte al monitoraggio del territorio.

da Piacenzasera.it

Montecchio (Vicenza), basta polli sul terrazzo, Due nuove ordinanze per chi vive in condominio a Montecchio

Doppia ordinanza del sindaco Cecchetto per regolamentare la vita nei condomini. Vietato allevare e macellare animali, pena una multa fino a 500 euro

Montecchio. La crisi rende ardua la vita in condominio. «In alcune specifiche situazioni il termometro è salito a tal punto da creare delle vere e proprie tensioni sociali», spiegano dal Comune. Di qui il freno posto dal sindaco, Milena Cecchetto, che ha emesso due ordinanze. La prima per obbligare chi, senza più riscaldamento in casa, si ritrova a utilizzare le bombole a gas, potenzialmente pericolose. E chi, per questioni religiose o di contanti, si ritrova ad allevare in terrazzo polli e tacchini e pure a macellarli. «A chi non rispetterà le regole, multe salate», promette il sindaco Milena Cecchetto.

AL FREDDO. Negli appartamenti di Alte e Montecchio si accendono sempre più bombole a gas. Almeno una, se il gpl è usato solo per cucinare. Di più, se quell’unica fonte serve anche a scaldare l’acqua e l’inverno.
Il fenomeno che può comportare alcuni seri rischi (dall’incendio all’intossicazione) da alcuni mesi viene segnalato in Comune da amministratori condominiali, proprietari di case concesse in affitto e dagli stessi inquilini degli stabili preoccupati dal comportamento di molti cittadini che, abbandonato l’uso del servizio gas-metano della Pasubio Servizi per questioni di soldi, passano sempre più di frequente all’utilizzo delle bombole.

Un comportamento che ha suggerito al sindaco Cecchetto di approvare un’ordinanza che obblighi i cittadini, utenti di bombole a gas, all’adozione di comportamenti rispettosi delle norme Uni vigenti. A chi non le segue, multe fino a 500 euro. «Si tratta di semplici regole (il luogo idoneo all’installazione, il posizionamento e la manutenzione) – spiega il sindaco Milena Cecchetto -.che spesso non sono seguite viste che i fornitori non effettuano controlli».

LA CRISI. Aggiunge Cecchetto: «Anche a seguito della crisi economica molte famiglie, residenti in palazzi datati con impianti centralizzati, preferiscono gestire i consumi. I cittadini, naturalmente, sono liberi di scegliere le modalità di servizio che preferiscono, ma sono tenuti a rispettare le norme sulla sicurezza». «Siamo molto preoccupati – spiega l’assessore al sociale Livio Merlo – perché in Comune giunge un numero sempre maggiore di segnalazioni di cittadini che, a seguito della morosità di alcuni condomini, sono costretti a subire in toto la sigillatura dei contatori centralizzati di acqua e gas. Un fatto che danneggia le persone anziane e socialmente più deboli, in regola con le bollette, che devono far uso di fornelli elettrici per riscaldarsi e mangiare».

LA CONVIVENZA. La seconda ordinanza è per affrontare l’indifferenza di alcuni cittadini nei confronti delle comuni regole di convivenza sociale e civile all’interno dei condomini. «In alcune specifiche situazioni è infatti degenerata al punto da creare situazioni di marcata tensione sociale» spiegano. L’ordinanza vieta, all’interno dei condomini, schiamazzi, eccesso di rumore e abuso di strumenti sonori, l’esercizio della prostituzione e l’allevamento e la macellazione di animali da cortile, soprattutto polli e tacchini, in terrazzo, negli spazi comuni e negli appartamenti perché «arrecano disturbo con i propri versi e determinano problemi di pulizia e di natura igienico-sanitaria».
La violazione sarà punita con una sanzione da 25 a 500 euro. Le due ordinanze saranno tradotto in inglese, bengalese e arabo per garantirne la diffusione.
Luisa Dissegna

da Il Giornale di Vicenza.it

Pompei, in auto con una trans, multato

3/28/2009 – Pompei

Non si ferma il lavoro della polizia municipale teso al rispetto delle ordinanze contro la prostituzione e l’accattonaggio emanate dal sindaco di Pompei Claudio D’Alessio.

In due giorni sono state elevate ben nove contravvenzioni e questa volta nella rete degli agenti della Municipale è finito anche un uomo residente in provincia di Salerno pizzicato in compagnia di una “trans”. Sabato e domenica gli agenti hanno controllato tutte le zone dove è particolarmente diffuso il fenomeno del meretricio ed hanno scoperto e multato sei donne (per un importo complessivo di 3mila euro) e un uomo della provincia di Salerno che si è visto recapitare una contravvenzione di 500 euro perché fermato in atteggiamenti intimi in compagnia di un”viados”.

Il lavoro dei vigili urbani non si è limitato solo ad arginare il fenomeno della prostituzione: la loro attenzione si è concent r a t a a n c h e n e l l a l o t t a all’accattonaggio. Gli agenti hanno multato due nomadi che chiedevano l’elemosina nella piazza antistante la Basilica della Madonna del Rosario infastidendo con continue richieste di denaro turisti e residenti. Nella serata di domenica la polizia municipale ha anche sequestrato circa 950 cd venduti illegalmente da un extracomunitario che si è dileguato tra la folla. Entrambe le disposizioni del sindaco per arginare i fenomeni della prostituzione in strada e la petulanza degli elemosinanti sono entrate in vigore lo scorso febbraio.

Nel provvedimento contro le prestazioni a luci rosse il sindaco ordina “il divieto di esercitare attività di meretricio con qualunque modalità e comportamento, nei luoghi pubblici, spazi aperti o visibili al pubblico, con particolare riferimento dove è maggiore il rischio di incidenti stradali. Se “il cliente” è a bordo di un veicolo la violazione si concretizza anche con la semplice fermata al fine di contattare il soggetto dedito al meretricio”.

La violazione dell’ordinanza, dunque, comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria di 500 euro e il sequestro cautelare d ell’ automobile. Dopo l’emanazione delle disposizioni del sindaco gli agenti della polizia municipale sono passati all’azione negli ultimi fine settimana.Sinora, tuttavia, a cadere nelle maglie della disposizione erano state soprattutto le passeggiatrici. Ma questa volta nella rete è finito anche un uomo della provincia di Salerno.

M. P.

da insomma.it

Dall’alcol alla prostituzione, boom di ordinanze dai sindaci del Nord: sulla sicurezza battono il Sud

E’ la Lombardia la regione in cui si registra il maggior numero

Dall’alcol alla prostituzione, boom di ordinanze dai sindaci del Nord: sulla sicurezza battono il Sud

Oltre il 66% dei provvedimenti comunali sulla sicurezza urbana è stato emesso da primi cittadini del Nord Ovest e del Nord Est. Solo il 6,7% è stato firmato dai sindaci delle Isole, mentre nel Centro e Sud l’11,7% e il 14,9% del totale. I dati emersi da una ricerca condotta da Anci e Cittalia.

Novara, 23 mar (Adnkronos) – Il 66,7% delle ordinanze comunali sulla sicurezza urbana, rese possibili dai nuovi poteri previsti dal decreto Maroni, e’ stato emesso da Sindaci del Nord Ovest e del Nord Est (rispettivamente il 40,3% e 26,4%). Solo il 6,7% delle ordinanze e’ stato firmato dai Sindaci delle Isole, mentre nel Centro e Sud le ordinanze adottate sono rispettivamente l’11,7% e il 14,9% del totale. Sono i dati emersi da una ricerca condotta da Anci e Cittalia analizzando 600 ordinanze emesse in base al decreto che ha ampliato ipoteri di ordinanza dei sindaci. I risultati dello studio saranno presentati ufficialmente oggi a Novara, nel corso di un convegno organizzato da Anci al quale interverra’ il ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

Da quando il decreto del ministro dell’Interno e’ entrato in vigore, lo scorso 5 agosto, si evince ancora dall’indagine, il tema maggiormente regolato dai primi cittadini e’ stato il divieto di prostituzione (16%), seguito dal divieto di consumo di somministrazione di bevande (13,6%), dal vandalismo (10%) e dall’accattonaggio molesto (8,4%). Secondo l’indagine, e’ la Lombardia la regione in cui si registra il maggior numero di ordinanze: in 82 comuni (il 5,3% dei comuni lombardi) sono stati emessi 144 provvedimenti.

Significativi i dati di Emilia Romagna, Toscana e Veneto, in cui, pur essendo stato emesso un numero assoluto inferiore di ordinanze (rispetto alla Lombardia), si registrano percentuali piu’ elevate di coinvolgimento dei comuni. Infatti, il 7,6% dei comuni emiliano- romagnoli, il 7,7% dei comuni toscani e l’8,6% di quelli veneti hanno assunto provvedimenti in materia di sicurezza sulla base della legge e del decreto del ministero dell’Interno.

Le nuove ordinanze sulla sicurezza urbana sono state complessivamente firmate dai sindaci di 318 comuni: il 24% e’ stato emanato in comuni con popolazione compresa tra i 5 e i 15 mila abitanti, il 28% tra i 15 mila e i 50 mila e l’11% tra i 50 mila e i 100 mila. I comuni con oltre 250 mila abitanti hanno emesso l’8% del totale delle ordinanze. Ma sottolinea l’indagine che le citta’ con questa popolazione sono in tutto 12 (su un totale di circa 8.000 comuni), e tra queste ben 9 hanno emesso un’ordinanza, ovvero il 75% del totale. Analogamente nei comuni con popolazione tra i 100 e i 250 mila abitanti l’81% dei sindaci ha emesso un’ordinanza. Al contrario sono solo il 5,7% dei comuni con popolazione tra i 5 e i 15 mila abitanti e l’1% dei piccoli comuni ad aver assunto provvedimenti in materia di sicurezza urbana.

Anci e Cittalia, attraverso un questionario, hanno anche raccolto il punto di vista dei sindaci di 109 Comuni rappresentativi di tutte le Regioni, per comprendere quali siano gli interventi per la promozione della sicurezza urbana considerati prioritari per il territorio da loro amministrato. Tra le priorita’ d’intervento segnalate dai primi cittadini ci sono il rafforzamento della polizia locale e l’adeguamento tecnico strumentale della stessa (35,9%), gli interventi di riqualificazione urbana e contrasto al degrado (25,2%), la prevenzione sociale e l’educazione alla legalita’ (24,8%) e il sostegno alle vittime dei reati (14,3%).

E’ stata infine realizzata, nel mese di gennaio scorso, un’indagine campionaria sui residenti delle grandi citta’ italiane , proseguendo cosi’ il lavoro di ricerca gia’ avviato con un’indagine sulla percezione dell’insicurezza nei piccoli Comuni. Secondo i residenti delle grandi citta’ l’insicurezza e’ dovuta innanzitutto al cattivo funzionamento della giustizia (36,7%), mentre viene percepito in modo molto meno pressante il tema della insufficienza delle forze di polizia (17%) e anche il problema, sia pure sentito, dell’immigrazione (24%). A seguire, le cause dell’insicurezza sono la ”mancanza e la precarieta’ del lavoro” (36%), e l’aumento delle diseguaglianze e la crisi economica (26%) a conferma di un senso di incertezza che mette assieme, nella vita quotidiana, i problemi dell’ordine pubblico e quelli della sicurezza sociale.

Nelle 11 citta’ prese a campione, la precarieta’ lavorativa ed economica (32%) fa comunque piu’ paura della microcriminalita’ (30%). Complessivamente, l’insicurezza economica (intesa come precarieta’ lavorativa e timore per la perdita del proprio attuale tenore di vita) pesano per il 50% sulle paure dei cittadini. La maggioranza dei cittadini di Venezia (81%), Cagliari (77%), Firenze (62%), Genova (55%), Milano (52%) Torino (51%) e Bologna (51%) considera la sua citta’ un luogo molto o abbastanza sicuro. Negli altri casi, invece, a prevalere e’ la percezione di insicurezza: Roma (55%), Bari (62%), Palermo (70%) e Napoli (91%). Ma la ”geografia dell’insicurezza” varia notevolmente anche in relazione ai singoli fattori di rischio.

da ADNKRONOS.COM

Lucciole in piazza a Genova “La prostituzione non è reato”

Genova – Per i vicoli di Genova ha sfilato oggi la popolazione delle lucciole, per ricordare che la prostituzione non è reato e che i clienti delle prostitute non sono criminali. Le lavoratrici del sesso, tutte con mascherine sugli occhi e un ombrellino rosso, hanno distribuito volantini ai passanti intorno a piazza Campetto. Il messaggio è diretto alla cittadinanza e al sindaco di Genova, Marta Vincenzi: “le prostitute fanno parte da sempre di questo contesto” e non è pensabile “sfrattarle per metterle in condizioni di pericolosità”. Obiettivo della protesta è il provvedimento adottato dal Comune che vieta di affittare i bassi per uso abitativo.

Pia Covre, leader storica del movimento e presidente del Comitato per i diritti delle prostitute, ricorda al sindaco che “sarebbe più utile aiutare queste ragazze per non farle sottostare ad affitti troppo alti”. “Non siamo criminali – dice Covre – e non sono criminali i nostri clienti”. Ed è quello che ripetono le ragazze in giro per il vicolo con gli ombrellini rossi: “Non siamo criminali”.

La gente sorride e prende il volantino dove sono elencate le rimostranze delle lucciole. Un volantino che ha come intestazione la prima strofa di ‘Via del Campo’ di Dè Andrè dedicata a Boccadirosa.
Quella Boccadirosa che, come recita il volantino “secondo il sindaco Vincenzi non c’è più”. “E invece Boccadirosa c’è e lotta insieme a noi” dicono le ragazze, intenzionate a incontrare ancora il sindaco di Genova per spiegare le loro buone ragioni. Perché, dice ancora Covre, “ci sono ancora margini di trattativa”.

Ma c’è di più, nei vicoli di Genova: c’è anche la volontà di ricordare che “la proposta di legge del ministro Mara Carfagna non eliminerà il racket. La criminalità organizzata per soddisfare la domanda, che non cesserà, sposterà le donne in appartamenti dove la violenza, gli abusi e le aggressioni avranno gioco facile“.

Ciascuna ragazza ha appuntata sul petto una spilla con il titolo della campagna avviata dal Collettivo delle prostitute di Bologna contro l’ordinanza sindacale che vieta un certo tipo di abbigliamento in strada. Una frase forte: “Anch’io sono una puttana“. “Parlano di decoro delle forme – ha detto Covre – ma stiamo scherzando? Avanti di questo passo, torneremo a dire che se una donna viene violentata se l’è voluta“.

Il documento diffuso dalle lucciole è lungo e complesso e affronta temi annosi e tante richieste: “Venite a scoprire che la prostituzione è un fenomeno che non si può combattere. E’ un fenomeno che va ascoltato”. Aumentano gli ombrellini rossi nei vicoli e i volti, sotto le mascherine, hanno colori multietnici. Perché, ricordano le lucciole, “dietro ad una gonna corta ci sono storie di un mondo che vale la pena di conoscere”.

da La Repubblica

Don Ciotti, ordinanza su prostituzione rischia di favorire le mafie

Roma, 13 ott – L’ordinanza contro le ”lucciole” e i clienti a Roma rischia di favorire le gestioni mafiose della prostituzione. Cosi’ don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Antimafia Libera, si e’ espresso a margine della conferenza di presentazione della XII Carovana antimafia.

”Non e’ questo il provvedimento giusto – ha spiegato don Ciotti – perche’ noi queste ragazze abbiamo bisogno di incontrarle sulla strada per poterle aiutare’‘. Positivo invece il commento sulla legge Napolitano-Turco che ”prevede la regolarizzazione di immigrate irregolari che si prostituiscono, nel caso in cui denuncino il loro sfruttatore. Questo ha permesso a 7.500 ragazze in Italia di uscire dal giro”.

”Bisogna riflettere anche sui clienti delle prostitute che sono per la maggior parte uomini sposati su cui probabilmente incide la frustrazione. C’e’ bisogno di una riflessione piu’ ampia. I vertici della chiesa – ha concluso don Ciotti – sono in prima linea su problemi come immigrazione e prostituzione. Ma sugli altri temi non fatemi parlare”.

da ASCA

A Genova sesso a pagamento solo ai piani superiori

Sesso a pagamento vietato a piano terra

di Daniele Grillo

Niente più baldacchini, alcove e camere da letto allestite nei magazzini al piano terra o nei seminterrati della città vecchia. Il Comune vara ufficialmente l’ordinanza del sindaco contro la prostituzione nei bassi del centro storico: firmato l’avviso di avvio del procedimento, fissati i confini della sua attuazione, compresi tra via Garibaldi, piazza Fontane Marose, via Luccoli, piazzetta Merli, piazza e via di Soziglia, via Orefici, piazza Banchi, via Banchi, via San Luca, via san Siro, via Cairoli, piazza della Meridiana. Trenta giorni per avanzare osservazioni, poi scatteranno i controlli e, dopo ulteriori due mesi, la Polizia Municipale farà scattare le denunce per i proprietari di bassi affittati come abitazioni o come locali dove viene esercitata l’attività della prostituzione.

Nei prossimi giorni verranno affissi seicento manifesti con le indicazioni dell’avvio di procedimento – spiega Francesco Scidone, assessore alla Città sicura – Seguiranno le denunce dei recidivi e i sequestri dei locali». Ci sarà tempo fino al 7 novembre, giorno dedicato al pressoché sconosciuto San Prosdocimo, per visionare gli atti a disposizione dell’amministrazione e della Polizia municipale, presentare memorie scritte o documenti, sollevare proteste e far ricorso alle proprie carte per opporsi ai sequestri. Poi, scatterà il meccanismo – altri due mesi di tempo per il suo compimento – che porterà, sperano in Comune, a eliminare la prostituzione nella fetta di Genova subito sotto a Palazzo Tursi. Prosdocimo, dal greco, significa “atteso”. E un’attesa può essere fatta di sensazioni diversissime. Contrariate, inferocite, speranzose di cambiamento, gioiose, fredde. San Prosdocimo, quest’anno, avrà dunque per Genova un’importanza superiore a quella che il calendario gli ha affidato. Genovesissimi proprietari di immobili del Centro storico, genovesissimi o stranieri frequentatori di alcune delle zone più buie, solerti vigili urbani e decine di quelle che De André chiamava “pubbliche mogli” vivranno il giorno dedicato all’ “atteso”, con spiriti completamente differenti.

Recita il provvedimento firmato dal suo responsabile – e materiale redattore – Roberto Mangiardi alla voce “oggetto”: «Limiti all’autorizzazione di locali ubicati negli edifici ricadenti nella zona del Centro storico e posti al piano strada (piano terra o seminterrato) al fine di restituire alla zona adeguate condizioni di vivibilità, sicurezza e praticabilità da parte della collettività». Pertanto non si potrà, continua il testo dell’avviso, «allestire o mantenere locali al piano strada attrezzati come camere da letto, soggiorni, sale da pranzo, cucine e simili entro l’ambito delimitato dalle strade indicate». Anche gli stabili prospicienti – su ambo i lati – del perimetro indicato, sono stati compresi nel divieto. Divieto al quale sono state sottratte le cucine e i locali a servizio di attività commerciali che comportino la somministrazione di alimenti e bevande. Salvo anche chi riuscirà a dimostrare che l’abitabilità del basso del quale è proprietario è stata autorizzata dal Comune.

In via di Francia, sede del comando dei vigili, si potranno far pervenire tutte le osservazioni. Ma fra tre mesi, finito il periodo delle valutazioni e dei controlli, chi verrà trovato in possesso di un basso con tanto di letto, lenzuola e cuscini, verrà denunciato all’autorità giudiziaria. Non si potrà dire di non sapere: l’avviso sarà appeso in tutta la città a partire dai prossimi giorni. Una quarantina, secondo l’amministrazione e i vigili, i bassi affittati alle prostitute nel perimetro considerato. Ma potrebbero essere anche di più, secondo Scidone «occorre un nuovo regolamento, ci stiamo lavorando».

Il sindaco Vincenzi continua a inquadrare il provvedimento come un «atto dovuto per far tornare una zona ben prestabilita al suo decoro, nel rispetto della cittadinanza che in quell’are vive». Il sindaco è intervenuta a una recente puntata di Porta a Porta che parlava di prostituzione ribadendo la diversità del provvedimento genovese rispetto a quelli applicati recentemente nelle città italiane dopo l’avvio dell’era dei “supersindaci”. «Non sfrattiamo Boccadirosa – ha detto la Vincenzi – Boccadirosa non c’è più. Le ragazze che esercitano l’attività della prostituzione nei vicoli sono molto diverse da quella cantata da De André. Sono tutte straniere, non hanno alcun radicamento con territorio, vengono in Italia con l’ottica di starci per qualche anno, poi vanno altrove». In tv il sindaco parla del programma Sunrise e chiede al ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna di mettere più soldi sul recupero delle prostitute di strada. Difende – e tenta di differenziare – la sua ordinanza indicandola come un provvedimento non contro la prostituzione ma contro l’abbandono, il degrado, di certe zone della sua città.

Ad attendere san Prosdocimo in maniera tutt’altro che gioiosa e positiva è, un po’ a sorpresa, chi dovrebbe trovare nell’avvio del provvedimento motivo di maggior soddisfazione. Aldo Siri, presidente del Municipio Centro Est, ritiene che l’ordinanza «non modificherà la situazione e l’immagine, la cartolina di questi luoghi». «Molte ragazze si sono già accasate ai piani superiori, altre lo faranno o otterranno ospitalità dalle colleghe. È un segnale, sì, ma non modificherà la caratterizzazione di zone come la Maddalena. Il percorso andrebbe affrontato in maniera diversa, tornando ad aprire le case chiuse».

IL SECOLO XIX

Lucciole, primi ricorsi dei clienti multati

di Fabio Pin

per IL SECOLO XIX

Quarantadue anni, separato, senza figli, titolare di un piccolo laboratorio artigianale, sembra a Santo Stefano al Mare. Quella notte di venti giorni fa, in corso Cavallotti, aveva provato a discolparsi, a spiegare che si era fermato solo per chiedere un’informazione, che lui non sapeva si trattasse di una lucciola, anzi di un trans. Insomma, non cercava compagnia, tanto meno a pagamento. Ma la pattuglia dei vigili di Sanremo non aveva sentito ragioni. E dopo una civile ma inutile discussione, l’uomo si era visto contestare la violazione dell’ordinanza firmata una decina di giorni prima dal sindaco Borea. E di conseguenza la maxi-sanzione di 500 euro. Trenta i giorni a disposizione per saldare il conto.

Ma l’artigiano, dopo averci rimuginato sopra un paio di giorni, si è rivolto a un avvocato: quella multa è un’ingiustizia, voglio impugnare il verbale. Detto e fatto. E venerdì mattina il ricorso è arrivato sulla scrivania del comandante della polizia municipale Claudio Frattarola. Che ha confermato: «È vero, ci è pervenuta un’impugnazione: la prima contro l’applicazione dell’ordinanza volta a contrastare il fenomeno della prostituzione. La esaminerò». Se sarà rigettata, il quarataduenne si rivolgerà al giudice di pace. Anche perchè il protagonista (o la vittima) non mette in discussione la legittimità delle misure adottate dal primo cittadino sanremese, ma il fatto di essere incorso in una violazione. Tre le argomentazioni in cui si articola il ricorso. La prima è che, a detta dell’uomo, si sarebbe accostato con la macchina solo per ottenere un’informazione, quindi senza scaricare o far salire a bordo nessuno. In secondo luogo, sostiene che non sarebbe stato a conoscenza della “professione” della persona interpellate, che tra l’altro non era una ragazza ma un transessuale brasiliano. In ultimo, la sosta dell’auto non avrebbe intralciato in alcun modo la viabilità, tanto meno rappresentato un elemento di rischio per la pubblica incolumità. In pratica, afferma il ricorrente, si sarebbe fermato nell’area di una stazione di servizio.

«Ripeto, valuteremo le motivazioni del ricorso. Se non saranno accoglibili, andremo davanti al giudice», taglia corto Frattarola. Che sempre ieri ha riferito di non avere notizia di un’altra iniziativa legale che sarebbe stata promossa da uno dei trenta multati.

In questo caso si tratterebbe di un ricorso al Tar contro l’ordinanza. «Al momento non mi risulta. Tuttavia trattandosi di un’ordinanza che si basa sui maggiori poteri conferiti dal Governo ai sindaci, difficile pensare a un esito positivo di un eventuale impugnazione al Tar». Senza contare che un ricorso di legittimità comporta spese non indifferenti, nell’ordine di almeno duemila euro. Se poi si perde, bisogna aggiungere i 500 euro della multa. L’unica soluzione meno costosa potrebbe essere quella di una “class action” ovvero un’azione collettiva risarcitoria sul modello del sistema americano. Ma in Italia questo strumento non è ancora utilizzabile. Inoltre per abbattere i costi bisognerebbe “consorziare” un bel po’ di “clienti”.

da IL SECOLO XIX